domenica 10 dicembre 2017

Ritorno in Nepal - con Marta


I ponti sospesi, che all'inizio terrorizzavano Marta sono splendidi punti panoramici sulle profonde vallate del Nepal. Sono anche i punti dove si crea un certo affollamento perchè gli yak hanno la precedenza e occorre attendere il loro passaggio.


Fino dall'inizio del cammino, scesi dall'aereo all'aereoporto di Lukla le giornate, sempre belle, ci mostrano degli scenari favolosi con decine di picchi innevati. Occorre prendere quota in modo graduale per evitare l'insorgere del mal di montagna sempre in agguato a queste altezze. Abbiamo visto molta gente stare male e qualcuno anche evacuato in elicottero.



Marta, fortissima e soddisfatta, i primi giorni di cammino. A 19 anni arriverà al campo base della montagna più alta del mondo.


Qui con Cala Cimenti, appena rientrato dal Dhalaugiri 8167, settima montagna del mondo. Cala ha sfiorato l’impresa al secondo tentativo di ascensione (il primo si era concluso al campo 2). Passati gli 8000 ha capito di avere i sintomi di un pre-edema polmonare e ha deciso di rientrare verso il campo base.

Sopra Namche Bazaar il villaggio di Khumjung vanta un monastero dove viene conservato quello che dicono essere lo scalpo dello yeti, l'abominevole uomo delle nevi, una leggenda ancora viva da queste parti che sembra invece essere un'orso tibetano, quasi estinto in zona.


L'interno dei lodge è molto simile di villaggio in villaggio. Ci sono delle panche tutto intorno alla stanza che spesso è vetrata, con i tavoli di fronte e al centro una stufa spesso accesa. Qui Marta nel piccolo villaggio di Khunde.


Si mangia benissimo quasi dappertutto da queste parti. Piatto tipico, sulla destra, sono i momo, una specie di ravioli ripieni che sono sia nella versione bollita, della foto. che nella versione fritta.Quest'anbno ho provato invece per la prima volta, sulla sinistra, la sherpa stew. Ottima e corroborante. 





Ama Dablam 6812 -la collana della madre. Messner l'ha definita una delle più belle montagne del mondo. Non posso dargli torto. Da questo versante è favolosa. Un picco di purezza assoluta.



Qui è il quartier generale degli yak. Animali ombrosi ma estremamente robusti e servizievoli. Portano sulle loro povere schiene dei carichi immensi. Ne ho visto uno con diverse bombole di gas da 10kg piene. Qualcosa di impensabile.


E' davanti a questi spazi aperti, in giornate come questa, che ci sente in pace, si ringrazia profondamente di essere qui, di avercela fatta ancora una volta. Il fatto poi che Marta sia qui aumenta la mia felicità e anche se nn sono propriamente in forma, tutto passa in secondo piano.


Lobuche 4930, ultimo centro abitato in modo permanente della khumbu valley. Il Lodge è veramente spartano, durissime le notti da queste parti. Notevole l'adattamento necessario, almeno per quanto mi riguarda. Anche solo respirare la notte qui è un'impresa. 


Parete sud del Lhotse, la parete delle pareti. Attrattiva e repulsiva allo stesso tempo è arabescata di straordinarie cascate di ghiaccio in ogni ordine di altezze. Qualcosa di inconcepibile volerla salire da questo versante. Tanti ci hanno provato, pochissimi ci sono riusciti.


Nuptse 7861, Everest (Sagarmatha) 8848 (che da qui sembra il più basso!) e Lhotse 8516. I giganti della terra ci salutano in un'altra magnifica giornata di sole. Chissà se mai rivedrò queste montagne grandiose. Il blu carico di questi cieli lascia un segno indelebile nei nostri ricordi di questa terra meravigliosa.


Qui l'ultima sera nel lodge "di lusso" a Lukla con il nostro piccolo grande uomo: Chakra lo sherpa di Jiri! Paziente, dolce, sempre presente, cortese, disponibile, sempre allegro, cordiale, sempre di aiuto e sostegno. Timido e discreto, mai troppo presente ma sempre attento al punto di anticipare desideri, bisogni, richieste. Mai avremmo potuto essere più fortunati, mai avremmo potuto trovare una persona più incantevole e disponibile. L'incontro con lui, il conoscerlo, più di ogni altra cosa, ha dato un senso a questo viaggio fantastico. Non per niente Marta è arrivata all'EBC con Lui. Grazie piccolo grande uomo.


La pista di Lukla, il secondo aereoporto più pericoloso del mondo. Capiremo presto perchè. Infatti rientrando, appena dopo aver passato la cresta che si vede sullo sfondo, ormai quasi invasa dalle nubi, a poche decine di metri dalle rocce, quella specie di hostess fa un brevissimo annuncio, in mezzo al corridoio del velivolo a 18 posti. Annuncio che solo la Marta riesce a capire. E cioè che a Ktmnd c'è un nubifragio in corso e allora andiamo a passare un po del nostro tempo in una pista totalmente deserta e isolata in mezzo alle montagne. Un tipo accanto a noi inizia a pregare a voce alta. Molti passeggeri sono terrorizzati. Il volo si fa radente al suolo, percorriamo una lunghissima, straordinaria ma terrificante vallata a pochi metri dall'acqua di un torrente, ansa dopo ansa, pendio dopo pendio. Giuro che mi ero totalmente rassegnato, e ho promesso, in caso fossi rimasto in vita che mai, mai, mai più avrei avuto paura di volare su un aereo di linea. Quando siamo atterrati mi sentivo invincibile, come i fantastici 4. Andiamo tutti allegramente a prenderci un the in un baracchino li vicino, in barba a tutte le più elementari norme di sicurezza internazionali, fuori da quella sottospecie di aereoporto, ma aereoporto è una parola grossa; dopo un'oretta il pilota con un "hei guys, we go!" ci richiama, risaliamo a bordo, come se salissimo sul bus cecina bibbona, ben consci del fatto che ormai non ci può più succedere niente, come una sorta di immortalità, e rientriamo nella capitale  del nepal.


Altro incredibile incontro, in albergo con Paolo Cognetti, autore delle otto montagne che ho appena letto e che mi è piaciuto tanto e premio strega 2017. Di ritorno dal Dolpo ci siamo scambiati le impressioni dei nostri viaggi.


L'ultima settimana la passiamo nel parco del Chitwan, a sud, al confine con l'india. Mi voglio sistemare un po la salute che ultimamente mi ha abbandonato e vogliamo vedere i rinoceronti e gli elefanti indiani.


Il lodge è in un posto molto bello e tranquillo, vicino al fiume, la sera la gente rientra al villaggio e il sole ci fa assistere a dei tramonti meravigliosi. Forse l'alloggio più bello dove siamo stati in nepal.



Ecco finalmente Marta con gli elefanti, fa il bagno insieme a loro, li lava. Troppo bello. Questi giorni resteranno sempre nei nostri ricordi di questo paese.



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