martedì 20 dicembre 2016

Samdo - Nepal 4/5

Se c'è un posto che è rimasto nei miei ricordi questo è il villaggio di Samdo. 

A quota 3580 (!), abitato in permanenza, anche se francamente non so come sia possibile stare quassù in inverno, è annidato in posizione nascosta dietro un altura posta all'incrocio di tre vallate. Una di queste vallate porta in tibet con un giorno di cammino, una è quella da dove veniamo noi e l'ultima è quella che conduce al Larkya-la, il passo che faremo per iniziare il ritorno a casa.


Questo sotto è il nostro lodge, la nostra camera quella con la porta aperta. Sopra la cucina e l'abitazione della famiglia che ci ospita. Le due ragazze vendono gioielli molto belli. La scuola è a samagaon a due ore di cammino da qui, in discesa. Tre in salita.


I nostri tre lettini affiancati, come quelli delle favole :-)


Ricordo quando uscivo la notte per andare in bagno la stellata è sconvolgente. Seconda solo al deserto del Sahara.


Qui il paesaggio assume dimensioni smisurate, e l'idea è di libertà assoluta. 


Il teschio che mi sembra quello di una pecora azzurra. In gravissimo pericolo di estinzione, nel 2000 in questa zona si contavano meno di 200 esemplari, sembra essersi ripresa. Molto elusiva, noi non le abbiamo viste, ma Rajan ci ha detto che la sera erano venute a mangiare il basmati avanzato fuori dal lodge!!!


Qui l'etnia è totalmente tibetana, si vede e si sente immediatamente che siamo in un altro mondo differente da quello che abbiamo lasciato in basso. Alcuni bimbi sono vestiti con la tipica coperta avvolta ai fianchi e tutti hanno la pietra dzi.


Lascia dormire il futuro come merita: se lo svegli prima del tempo, otterrai un presente assonnato.
Franz Kafka


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Qua sotto dei momo, tipici ravioli ripieni di verdure di queste parti  vengono fatti asciugare al sole. Girare tra le stradine acciottolate del paese è come fare un tuffo nel passato. Quando avevo una decina di anni ricordo che le prime estati in carnia non erano poi cosi' diverse..ma quante cose poi sono cambiate!


Qui l'economia è semplice come allora sulle alpi, patate, legumi, qualche cereale. Gli yak, il loro latte e il formaggio. Poi l'inverno, lunghissimo, da trascorrere in cucina accanto al fuoco e poi una nuova primavera. Il ciclo della natura l'unica guida da seguire.


"Chi mi ha portato qui,
Dovrà riportarmi a casa "
Jalal al-Din Rumi


   

Qua sotto la scuola elementare di Samdo.


Qua sotto quello che ho trovato, nessuno mi ha saputo dire cos'è e cosa riguarda. Penso a qualcosa di superstizioso, ritenuto magico. Ci sono ancora molti di questi elementi nella cultura di questa gente. Dai corvi morti appesi sopra le staccionate a degli strani pupazzi scaccia demonio. Bellissime le offerte di cibo accanto al pupazzo.


La padrona di casa, madre delle due ragazze. Una donna tibetana dai tratti nobili e fieri. Qui nella sua cucina mentre cucinava per noi. Tutto espresso. Ho quasi sempre mangiato molto bene.



I venditori da queste parti, a 3800, stendono la coperta sul prato e aspettano il passaggio di qualcuno. Ora a parte che siamo tutti alpinisti e non è proprio pieno di gitanti in cerca di negozietti, ma il fatto è che qui non passa nessuno!


La Cri con sullo sfondo il manaslu north. E più sotto Roby con Rajan e i due portatori.


Roberto, Rajan e i due fratelli che hanno portato le nostre cose. Ogni volta che penso a loro, ai pesi delle nostre cianfrusaglie (due scarponi, vestiti medicine...e una montagna di altre cose!), e a loro che non avevano niente e che sono rientrati con gli stessi vestiti che avevano alla partenza, sono assalito da un sentimento di profonda vergogna. Poi penso che sono nato occidentale e non ci posso fare niente, che gli sto dando del lavoro che altrimenti non avrebbero, che gli daremo una buona mancia alla fine e questo sentimento un po si attenua. Ma il sospetto che qualcosa non va, quello resta sempre.

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La maestosità di questa foto, le dimensioni della montagna con i suoi ghiacciai, gli spazi sterminati rendono appena l'idea di quello che è in realtà. Bisogna esserci per capire.






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